Nonostante la crisi di questi ultimi anni, c’ è un settore che ha continuato a tenere alta la bandiera italiana: la moda. Basta dire “made in Italy” e subito la mente pensa allo stile, al design, alla qualità di prodotti e materiali, grazie a una lunga tradizione di veri e propri artisti in questo settore.
Ma non è solo il classicismo a dominare, anzi: c’ è in particolare un brand che sin dal nome (scelto utilizzando i due vocaboli più ricorrenti nei romanzi di Joseph Conrad) ha deciso di staccarsi dalla tradizione nostrana, pur inserendosi nel solco delle migliori espressioni della moda: è Stone Island, il marchio meno italiano tra gli italiani. In effetti, detto delle due parole che compongono il nome, anche il logo scelto non ricorda certo il tricolore o qualche immagine del Belpaese: la rosa dei venti, di solito assicurata con due bottoni alla manica sinistra del capo, come fosse una mostrina delle forze militari, è l’emblema stesso del viaggio, del movimento, e rappresenta perfettamente il segno distintivo e il carattere stesso dell’azienda.
Giubbotti monofilamento di nylon, tessuti rifrangenti o termosensibili, che cambiano colore al variare della temperatura, tele in leggerissimo nylon, sottoposto a un particolare trattamento sottovuoto con una pellicola di acciaio inox, come si fa in campo aeronautico per proteggere i computer di bordo, tessuti in Kevlar e poliestere… questo è il campionario che ha partorito in questi 32 anni la scintilla scoccata in un piccolo centro della provincia di Modena.
La storia di Stone Island nasce dal genio di Massimo Osti, brillante designer che decide di voler creare una linea di abbigliamento che si differenzi dalle altre in commercio: per farlo, punta sulle innovazioni di prodotto e di tessuto, realizzando un centro di ricerca specifico che analizza i materiali utilizzabili e un sofisticato laboratorio sperimentale di tintura in capo (tanto che, ancora oggi, tutte le scoperte, i brevetti, le ricerche e gli studi compiuti dall’azienda in questi anni sono conservati in un archivio storico). Il primo capo prodotto è subito un successo, grazie alla “Tela Stella”, un tessuto bicolore reversibile e resistente ispirato dal telone di alcuni camion e “invecchiato” artificialmente grazie a un trattamento stone-wash, che dona un aspetto vissuto e di grande fascino.
Nel breve volgere di qualche anno Stone Island è uno dei marchi più famosi e ricercati d’Italia, pronto a decollare anche all’estero, con collezioni che si completano con nuovi elementi come maglie, pantaloni, magliette, camicie, tutti caratteristici e speciali, studiati attentamente e in grado di rappresentare a pieno i desideri e le esigenze dei giovani.
Di pari passo procedono anche le innovazioni, a partire dal Raso Gommato (anche questo di derivazione militare, con una particolare spalmatura poliuretanica), la Reflective Jacket (un tessuto spalmato con migliaia di microsfere di vetro, che conferisce al capo la capacità di rifrangere la luce anche da fonti deboli), e soprattutto l’Ice Jacket, una straordinaria giacca che può cambiare colore al semplice variare della temperatura esterna grazie a uno speciale tessuto termosensibile, e che trasforma il bianco in blu, il rosa in grigio e il giallo in verde scuro.
Ovviamente, la ricerca di Stone Island non si ferma solo alle performance basiche del capo, ma c’ è una grande attenzione anche ai dettagli e ai particolari che servono a costruire e arricchire lo stile, fin negli angoli più nascosti dei maglioni o nelle finiture interne delle giacche. Una cura quasi maniacale che ha come risultato non solo una eccellente qualità, ma anche una comodissima vestibilità, che esalta la figura di indossa il capo di abbigliamento Stone Island e ne riflette perfettamente il carattere...